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Amarone, un vino imponente che sa essere anche di grande bevibilità

Lun, 09/01/2012 - 16:28 - Flavio Grassi

Nel romanzo di Thomas Harris Il silenzio degli innocenti, il genio psicopatico Hannibal Lecter si vanta di aver mangiato il fegato di un addetto al censimento «con contorno di fave» e bevendoci sopra un Amarone. Nella ben più nota versione cinematografica, l'abbinamento che Anthony Hopkins racconta a Jodie Foster di aver scelto è invece diventato «un buon Chianti»: i produttori di Hollywood decisero all’ultimo momento la sostituzione perché temevano che gli spettatori americani non avrebbero capito che si stava parlando di un vino. Con ogni probabilità avevano ragione. Il film è del 1991, e 20 anni fa l’Amarone era una chicca per intenditori anche in Italia, figuriamoci negli Stati Uniti, dove non era ancora cominciata l’esplosione del consumo di vino che si è vista negli ultimi anni. L’autore del libro, americano del Mississippi, pare invece essere un buon intenditore. Perché non solo ha messo in bocca al suo personaggio la citazione dell’Amarone, ma glielo ha fatto definire «a big Amarone». Peccato che altrettanto esperto di vino non deve essere il traduttore italiano, visto che nell’edizione pubblicata da Mondadori l’espressione è stata resa con «un grande Amarone». Che proprio non è la stessa cosa: «a big Amarone» è un Amarone «imponente». E questa è davvero una definizione che descrive bene uno dei tratti caratteristici di questo vino molto particolare. Vino spesso imponente perché fatto con uve lasciate ad appassire per almeno due o tre mesi su graticci. Così si riduce l’acqua negli acini e si concentrano gli zuccheri e le sostanze che danno aromi e corposità. Il risultato è che gli Amarone sono vini che spesso arrivano a 16 gradi. Vini «imponenti», appunto, e che molte volte sono davvero anche «grandi». Ma qualche volta sono anche vini che prima entusiasmano e subito dopo affaticano. Riconosciamo che sono superlativi ma non ce la sentiamo di berne un altro bicchiere. Non è il caso dell’Amarone della Valpolicella Doc Classico 2007 di David Sterza, una piccola e giovane azienda che si è fatta notare per la qualità e affidabilità dei suoi prodotti. Con il suo 16 per cento di alcol e una corposità in proporzione, non c’è dubbio che sia “big”. Un Amarone imponente ma anche di una freschezza inaspettata, con un profumo complesso in cui troviamo sia gli aromi avvolgenti di spezie, liquirizia e caffè derivanti dall’affinamento sia le fragranze fruttate dell’uva. Insomma, è un Amarone di cui, dopo il primo bicchiere viene subito voglia di assaggiarne un secondo. Non so proprio se sia il vino giusto per accompagnare un piatto di fegato umano, con o senza contorno di fave, ma vi consiglio di non fare la prova. Abbinatelo piuttosto con carni come un filetto in crosta, un brasato, oppure un pollo al vino. O anche con formaggi saporiti come il Taleggio. O anche con nient’altro che la compagnia di una persona speciale. E, per quanto mi riguarda, direi che questo è proprio il modo che preferisco per gustarlo.