La Rioja punta al terroir
La Rioja, la più importante e prestigiosa regione vitivinicola spagnola è in movimento. In un paese nel quale il settore del vino non sta attraversando momenti particolarmente felici, le vendite di Rioja continuano a crescere in volume e, cosa ancora più significativa, in valore. Tanto che, secondo i dati più recenti, i vini della DOCa (Denominación de Origen Calificada, più o meno l’equivalente della nostra Docg) Rioja rappresentano in volume il 30 per cento di tutte le esportazioni di vino a denominazione spagnoli, quota che in valore sale al 40 per cento.
Un successo che non è sempre stato del tutto tranquillo. Come riferisce il sito jancisrobinson.com, la reputazione della Rioja ha traballato un paio d’anni fa quando Artadi, uno dei produttori più importanti, ha annunciato di non voler più usare la denominazione ritenendo che il nome fosse ormai privo di valore, dato che era usato indiscriminatamente sia per i vini più pregiati sia per assemblaggi da supermercato di poco prezzo.
Suonato il campanello d’allarme, il Consejo Regulador è corso ai ripari. Così dalla vendemmia 2017 sono entrate in vigore tre nuove categorie di Rioja con un legame al territorio molto più stretto di quanto fosse mai avvenuto.
I produttori hanno ora a disposizione la nuova designazione Viñedo Singular, riservata ai vini prodotti con le uve da singolo vigneto con viti di almeno 35 anni di età e resa per ettaro ridotta. La vendemmia deve essere manuale e prima dell’immissione in commercio i vini devono essere approvati da una commissione d’assaggio. Se il vigneto non è di proprietà del produttore, questo deve aver acquistato l’uva dal conferitore per almeno dieci anni consecutivamente.
Oltre al singolo vigneto, sono stati introdotti due nuovi livelli di indicazioni geografiche: Vino de Municipio e Vino de Zona. La prima è riservata ai vini prodotti esclusivamente con le uve di vigneti posti nel territorio dello stesso comune nel quale si trova la cantina. La seconda, meno restrittiva, permette ora di indicare sull’etichetta il nome di una delle tre sottozone principali della Rioja: Rioja Alta, Rioja Alavesa e Rioja Oriental. Quest’ultima in sostituzione della tradizionale Rioja Baja.
Questa nuova attenzione alle specificità territoriali rappresenta una vera rivoluzione per un vino che è stato storicamente prodotto con assemblaggi anche da vigneti molto distanti fra loro e con una gerarchia di qualità basata esclusivamene sull’invecchiamento, con forte presenza del legno.
La tendenza alla riduzione dell’impatto del legno si manifesta in maniera ancora più vistosa nei bianchi, che rappresentano una proporzione piccola ma crescente della produzione, passata negli ultimi cinque anni dal cinque all’otto per cento del totale.
Mentre i Rioja bianchi tradizionali sono vini marcatamente ossidativi, dorati, densi e fortemente segnati dal rovere, la crescita ora è incentrata su vini più freschi e fruttati, anche con l’inclusione nell’assemblaggio di uve chardonnay e sauvignon blanc, il cui uso insieme alle uve locali è stato autorizzato a partire dal 2007. E ora, fra le varie nuove norme, è arrivata anche l’autorizzazione all’etichettatura varietale per i Rioja bianchi monovitigno. Autorizzazione che non riguarda solo i vini prodotti con le uve tradizionali viura, malvasia, garnacha blanca, maturana blanca, tempranillo blanco, turruntés o verdejo, ma anche quelli da uve internazionali come appunto lo chardonnay o il sauvignon blanc.
Anche il Rioja rosato non sfugge alla modernizzazione. Tradizionalmente corposi e di colore intenso, capaci di invecchiare anche molto a lungo, ora la produzione si sta orientando su vini più chiari e freschi nel tentativo di intercettare una parte del successo dei rosé provenzali.
In questa ondata di rinnovamento, non poteva mancare l’arrivo delle bollicine, con la creazione del nuovissimo Espumoso de Calidad, metodo classico con affinamento sui lieviti di almeno dodici mesi vendibile a partire dal 2019.
Ovviamente alcuni fra i produttori della vecchia guardia, soprattutto le cantine più grandi e tradizionaliste, da sempre abituate a improntare la loro identità sull’invecchiamento piuttosto che sul territorio non vedono di buon occhio questi cambiamenti. E di sicuro ci sarà sempre un mercato per i loro vini classici, ma di sicuro le nuove norme mettono la grande tradizione della Rioja al passo con i tempi e daranno modo a molti piccoli produttori di emergere e mostrare di cosa sono capaci i loro vigneti.