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I viticoltori devono abituarsi ai fenomeni meteo estremi

I viticoltori devono abituarsi ai fenomeni meteo estremi

Come si legge su decanter.com, in un recente rapporto, l’Easac (European Academies’ Science Advisory Council, composto da 27 accademie scientifiche nazionali europee) ha affermato che il clima è diventato più instabile e più estremo negli ultimi 36 anni.

Dal 1980 le inondazioni sono quadruplicate a livello globale, mentre siccità, incendi boschivi e ondate di calore estreme sono più che raddoppiati.

Questo rapporto, pubblicato a marzo 2018, mostra una tendenza già emersa in uno studio precedente (pubblicato nel 2013), cui aggiunge prove del fatto che il cambiamento climatico sta creando condizioni meteorologiche più instabili e temperature più elevate.

Ovviamente i potenziali rischi per la vita sono la preoccupazione più urgente, ma il rapporto Easac ha anche una risonanza nel mondo del vino. In particolare, il 2017 è stato caratterizzato da un potente insieme di eventi meteorologici estremi, tanto da essere ricordato come uno degli anni più devastanti dopo la comparsa della fillossera.

Il dott. Greg Jones, specialista dei cambiamenti climatici e dei suoi potenziali effetti sui vigneti, ha dichiarato a Decanter.com: «Per le regioni vinicole, ci sono prove che variano da regione a regione, ma alla fine dimostrano che grandine e pioggia intensa capitano più spesso e che fenomeni di stress termico sono più frequenti e più lunghi».

Jones, direttore del Grace & Ken Evenstad Center for Wine Education al Linfield College in Oregon, ha aggiunto che già nei primi anni Novanta, quando ha iniziato a studiare i cambiamenti climatici in relazione al vino, era chiara la tendenza all’aumento delle temperature, ma anche la tendenza a una maggiore variabilità (aumento della deviazione standard). Ciò è stato confermato nel corso degli anni e si continua a osservare.

L'Easac ha chiesto interventi urgenti per mitigare le minacce poste dai cambiamenti climatici causati dall'uomo. «L'adattamento e la mitigazione devono rimanere i capisaldi della lotta al cambiamento climatico», ha affermato il professor Michael Norton, direttore del programma ambientale dell'Easac, sottolineando l’importanza che questo rapporto aggiornato riveste proprio in quest'anno in cui la Commissione Europea dovrebbe rilasciare una valutazione sulla propria strategia sul clima.

Su JancisRobinson.com è apparso un articolo sullo stesso argomento (Which weather is the new normal?) in cui si approfondisce il tema analizzando la situazione in California, dove i viticoltori, da sempre abituati a dipendere dalle condizioni climatiche e dalla loro regolare alternanza, in questi giorni devono combattere con un clima che oscilla dall’instabile al pericoloso.

La stagione 2017-2018 rimarrà per sempre segnata dagli incendi disastrosi e mortali che hanno travolto le regioni di Napa, Sonoma e Santa Barbara, insolitamente secche. Nel successivo gennaio sono poi arrivate piogge spaventosamente intense che, innescando devastanti frane, hanno distrutto una parte della comunità già bruciata di Montecito (Santa Barbara), mietendo 21 vittime.

I Californiani sono rimasti col fiato sospeso per settimane, chiedendosi se quella fosse solo la prima di molte frane a colpire le numerose colline bruciate ora vulnerabili in tutto lo stato. Ma la pioggia non è più arrivata. Infatti, durante quello che doveva essere il picco della stagione piovosa della California, nel nord della regione è caduto meno di un centimetro di pioggia. Il sollievo dalla siccità fornito dall'inverno insolitamente umido dell'anno precedente è durato davvero poco.

Eppure, con l’avanzare di marzo, in contrasto con la stagione tipica, è caduta sempre più pioggia fino al 6 aprile quando il fenomeno noto come un “fiume atmosferico” ha scaricato in alcune aree delle contee di Sonoma e Mendocino più di 20 cm di pioggia nell'arco di 30 ore, inondando completamente la maggior parte del nord della California. Torrenti e fiumi sono rapidamente straripati, rendendo le strade impraticabili in alcuni punti e spazzandole via completamente in altri.

Steve Matthiasson, enologo e consulente in viticoltura spiega che non sta più piovendo nei mesi normali. La curva delle precipitazioni dovrebbe avere il picco massimo tra gennaio e febbraio e invece adesso fa una doppia gobba in autunno e in primavera, con questa strana siccità in pieno inverno.

Nonostante la sua violenza, Matthiasson è certo che l’ultima tempesta sia stata un evento positivo. Si era infatti ben al di sotto delle precipitazioni medie e questa tempesta, anche se non ha riempito le falde, ha fornito alle vigne almeno l’acqua sufficiente ad avere una buona annata.

Infatti la California rimane al di sotto delle medie storiche delle precipitazioni annue, assestandosi tra il 45 e il 65 per cento delle precipitazioni normali nelle sue diverse regioni vinicole. I produttori locali ricordano una sola volta negli ultimi 20 anni in cui sia caduta così poca pioggia e la sensazione di sollievo fornita da questa tempesta è molto diffusa.

Più a nord sulla costa, nella contea di Mendocino, tipicamente più umida, l'enologo Jason Drew dice che le precipitazioni di quest'anno sono tutto sommato in linea con le medie locali.

Le piogge nella tarda primavera possono rendere la vita difficile ai viticoltori californiani. Durante i mesi di gennaio e febbraio, anche con poca pioggia, le colture di copertura iniziano a crescere tra i filari ed entrano in competizione con le viti per l’umidità. Quando l’acqua è scarsa i coltivatori tendono a tagliarle o a interrarle, soprattutto perché la loro presenza può esacerbare le gelate primaverili intrappolando aria fredda alla stessa altezza delle foglie nuove e tenere.

Matthiasson afferma che se si ha una bella coltura di copertura e non piove per diversi mesi l’acqua non sarà abbastanza per le viti. Se però si toglie la coltura di copertura e poi piove, non si riuscirà a passare col trattore nel vigneto per via del terreno fangoso, e si rischierà di avere problemi di muffa se la temperatura dovesse salire mentre il terreno è ancora bagnato.

Da parte sua, Matthiasson ha deciso di accettare questa nuova curva delle precipitazioni a due gobbe come nuova normalità e “gioca d’azzardo” con le piogge primaverili aspettando a disfarsi delle colture di copertura sperando nella probabilità di nuove piogge.

Mentre le precipitazioni sono state tutt'altro che normali, le piogge più fresche di marzo e aprile hanno aiutato i coltivatori a tornare alla normalità per almeno una parte del ciclo di crescita. Dal 2012 nelle regioni vinicole della California lo sboccio c’è stato con un anticipo dai sette a venticinque giorni.

Insomma, l’unica certezza ormai è un clima incerto.